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Le allegre comari di Ascot

testo di Franca Valeri, foto di Massimo Sciacca

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28 maggio 2009

Senza complessi, ironiche, perfettamente a proprio agio in abiti
eccentrici e demodé. Più ancora dei loro compagni in tight e tuba, sono loro
le protagoniste della corsa di cavalli per eccellenza, che si svolge ogni anno a giugno.
Un racconto fotografico con il commento di un'esperta arguta e smaliziata



Maligno il fotografo! Ha colto con compiacimento quell'assenza di intimità fra l'uomo e il cappello. Il tight lo veste per abitudine, d'accordo, una volta ogni tanto (quanto?) c'è questa storia di Ascot e si esce dall'armadio. Quello di un portatore ben fatto ha qualche guizzo di compiacimento fermo in atteggiamento da mannequin sotto un cielo corruccia-to. Chi si deve accomodare su un ventre sporgente non vede l'ora di tornare in naftalina. È evidente che il cielo ha un ruolo in queste immagini. Ci fa capire che gli inglesi delle sue condizioni non si fanno un problema, si sente nello spazio che gli dà il fotografo, nuvole, nuvoloni, cirri... si intuisce chiaramente che nessuno lo scruta con ansia. Non vivono loro le vigilie di un gran premio italiano: «Come mi vesto? Come mi calzo? Porto l'ombrello? Avrò caldo? Avrò freddo?». Eccoli lì, sdraiati sul prato, col cilindro in testa sotto un cielo nuvoloso che non promette niente di buono.
Finalmente un cavallo. Anzi due. Neanche questo mondo franante può togliere la classe a un cavallo da corsa. Ne è assolutamente inconsapevole. Il suo segreto? Non vede gli altri. Non i viventi e neanche la pista. La luce sì. L'occhio che non si attarda sul circondario è classe. Non lo è quella muraglia di cilindri grigi che sembrano ignorare le teste che li portano. No, non è classe, è tradizione. La tradizione viaggia anche da sola, scorre sul tempo, è dura a morire.
Veniamo al nodo del dramma. L'obiettivo ha buttato l'occhio impietoso sui resti gallinacei degli storici cappelli di Ascot, ha colto con un maligno sorriso due esili gambette non drittissime che sbucano senza problemi da un tailleurino bianco, ignorando però (ingenuità maschile) il robusto umorismo da sempre in dotazione alle donne inglesi e stentata-mente in via di infiltrazione fuori dall'isola.
Ascot appare in queste fotografie spogliato della sua mitica eleganza nobiliare ma pullulante di allegre signore, senza complessi, con molte cosce in vista, vestiti fuori moda, espansioni di amiche di cui sembra di sentire il suono squillante. Non dimentichiamo che le allegre comari di Shakespeare sono le loro avole.

28 maggio 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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